Qatargate: Panzeri scarcerato non potrà lasciare il Belgio

Antonio Panzeri, ex eurodeputato al centro dello scandalo denominato Qatargate, è stato scarcerato e si trova ora agli arresti domiciliari, dopo che si trovava in prigione dallo scorso 9 dicembre 2022, dopo che il 17 gennaio aveva patteggiato con la giustizia belga, riducendo la propria pena da un anno di reclusione in cambio delle sue confessioni: adesso Panzeri ha ottenuto proprio dal tribunale di sorveglianza belga una liberazione con condizionale, ovvero che non lasci il Belgio e che non abbia contatti con altri indagati. Di seguito, ecco tutto quello che sappiamo sul caso Antonio Panzeri.

La decisione della Camera di Consiglio

L’istanza di scarcerazione presentata dai legali di Antonio Panzeri è stata ricevuta dalla Camera di Consiglio del tribunale di Bruxelles senza nessun tipo di obiezione. Eric Van Duyse, portavoce della procura, fa sapere che non ritiene più necessaria la detenzione dell’ex eurodeputato, che tuttavia resta a tutti gli effetti indagato fino alla chiusura delle indagini preliminari. Van Duyse precisa poi: “nel sistema penale belga, la liberazione anticipata a seguito di una condanna è una pratica frequente, resa possibile per esempio da motivi di buona condotta”. Precisa poi che però “l’inchiesta prosegue”.

La collaborazione tra Panzeri ed il Belgio

Per arrivare ad un patteggiamento e, successivamente, alla scarcerazione con condizionale, Antonio Panzeri aveva accettato di condividere col governo belga alcune informazioni riguardanti il cosiddetto Qatargate: egli avrebbe infatti parlato agli inquirenti di un presunto giro di mazzette pagate da Qatar e Marocco a membri delle istituzioni europee per influenzarne alcune decisioni. L’ex eurodeputato era considerato la mente dietro a tutto questo sistema corruttivo insito nei piani alti di Bruxelles ed aveva stretto un accordo con Michel Claise, che lasciò però l’indagine,  promettendo di rivelare i nomi di tutte le persone coinvolte in quella che gli inquirenti considerano una vera e propria organizzazione criminale nata proprio all’interno del Parlamento europeo, in cambio della libertà per i propri familiari ed un anno effettivo di carcere, ma solo dopo il terzo grado di giudizio, il sequestro di beni per 1 milione di euro circa e una multa. Nell’inchiesta sono inoltre coinvolti Andrea Cozzolino del Partito Democratico e Francesco Giorgi, ex assistente di Panzeri.

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