Artigianato e mestieri tradizionali a rischio estinzione: una crisi nazionale

Gli ultimi dieci anno hanno visto crollare in tutta Italia artigianato e mestieri della tradizione. Napoli è in controtendenza e il Trentino-Alto Adige rappresenta un caso particolare.

Artigianato e mestieri tradizionali: una crisi nazionale

Nell’ultimo decennio l’Italia ha registrato un significativo calo delle attività di artigianato e dei mestieri della tradizione. Ad oggi, con l’avanzare della grande distribuzione e dell’e-commerce, le professioni tradizionali possono considerarsi a tutti gli effetti in crisi, se non addirittura a rischio estinzione.

È questo il quadro che emerge dagli ultimi dati dell’Ufficio studi della Cgia. Tra caro affitti e insufficiente ricambio generazionale, gli ultimi dieci anni hanno visto crollare quasi 300 mila unità di questo tipo. Tra i più colpiti dalla crisi dell’artigianato e dei mestieri tradizionali figurano corniciai, orafi, restauratori e fotografi.

In un mondo in cui gli oggetti danneggiati vengono facilmente sostituiti da nuovi, i gioielli si acquistano online e le fotografie si scattano con gli smartphone e solo di rado vengono sviluppate, i mestieri della tradizione ne subiscono le tristi conseguenze.

Le città più colpite da questa crisi sono Teramo (-2.989 unità; -24,7%), Vercelli (-1.734 unità; -24,9%) e Lucca (-4.945 unità; -25,4%). L’unico caso di controtendenza si osserva a Napoli (+58 unità;  +0,2%).

Mestieri tradizionali in crisi: il caso del Trentino-Alto Adige

Nella regione del Trentino-Alto Adige, sebbene ci sia una tendenza generale di crisi relativamente ad artigianato e mestieri della tradizione, si registra però una particolare contrapposizione tra le due province.

Infatti, se è vero Trento soffre un calo del -12,4%, Bolzano si attesta a -1,7%. Traducendo i dati in unità: il Trentino ha visto chiudere 2.324 esercizi (da 18.750 a 16.426); mentre l’Alto Adige 270 attività (da 15.900 a 16.630).

Marco Segatta, presidente dell’Associazione artigiani del Trentino, afferma la necessità di agire innanzitutto sul piano culturale:

“C’è il problema e siamo consapevoli, si deve lavorare soprattutto sui giovani perché c’è il nodo del ricambio generazionale e nelle scuole per avvicinare i ragazzi al mondo artigiano che può dare soddisfazioni lavorative e economiche”.

Sulla differenza tra le due province del Trentino-Alto Adige, che nonostante il crollo nei mestieri tradizionali vanta il titolo di regione più ricca d’Italia secondo Istat, Segata spiega:

Le politiche e il territorio sono simili, la differenza è di tipo culturale: l’Alto Adige è molto più legato al mondo tedesco e per questo sono riusciti a reggere meglio rispetto al Trentino. Dopo l’epidemia Covid, però, c’è stata un’inversione di tendenza, ci sono più opportunità e lavoriamo per riuscire a seminare per il futuro. Inoltre c’è stata una ripartenza dell’edilizia e vediamo le prossime decisioni e il peso del 110%”.

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